Attraverso le opere di Claudio Monteverdi è possibile scoprire di più della storia del madrigale che, nonostante i magnifici frutti del compositore di Cremona, subì un'inarrestabile scomparsa nella metà del Seicento. Infatti, a cavallo tra Cinquecento e Seicento avvennero degli importanti cambiamenti, cambiarono le modalità di produzione e fruizione della musica, le scelte stilistiche e iniziò il passaggio dal sistema modale a quello tonale. Tutto ciò segnato dalla fine dell'età rinascimentale e l'inizio del periodo Barocco per cui lo scopo della musica era muovere gli affetti degli ascoltatori. Inoltre, Monteverdi non fu solo compositore di madrigali ma anche di importanti opere come l'Orfeo e L'Arianna, quest'ultima purtroppo, ad eccezione del "Lamento d'Arianna", è andata perduta.
Claudio Monteverdi nacque a Cremona nel 1567 dove, fin da giovane, studiò con con il maestro di cappella, nonché abile madrigalista, della cattedrale della città. Già all'età di quindici anni esordì come compositore con la pubblicazione di una raccolta di motteti "Sacrae Cantiunculae" a tre voci (1582), a questo primo volume seguirono altre due pubblicazioni: "Canzonette" a tre voci (1584) e i "Madrigali spirituali" a quattro voci (1583).
Queste prime composizioni sono fedeli alla tradizione rinascimentale dei madrigali dove il testo è musicato verso per verso, rispettandone sia il significato letterale che la struttura poetica. Tra poco vedremo come gradualmente Monteverdi modificherà la natura di questo genere, rendendosi sempre più libero dal testo ma sempre concentrando la propria attenzione sul contenuto espressivo del materiale letterario.
💡 Lo sapevi? Monteverdi scrisse ben otto libri di madrigali, il primo venne stampato a Venezia nel 1857 e un nono, pubblicato postumo, comprende anche canzonette.
All'età di ventiquattro anni, nel 1591, venne assunto alla corte di Mantova come violinista, cantore e maestro di canto. Per questo motivo, nell'anno seguente, dedicò il "Terzo libro de madrigali" al duca Vincenzo I Gonzaga il quale, apprezzando il gesto ed il talento del musicista, lo nominò maestro della piccola cappella che accompagnò il duca nella spedizione in Ungheria nel 1595. Qualche anno dopo, sempre per accompagnando il duca, i cantori della piccola cappella si recarono presso le Fiandre dove Monteverdi ebbe l'opportunità di conoscere la produzione franco-fiamminga.
Tuttavia, per per essere assunto come maestro di cappella, il compositore cremonese dovette aspettare fino al 1601 quando il duca Vincenzo accolse la formale domanda.
Quando la fama di Monteverdi iniziò a diffondersi, insieme a questa arrivarono anche le critiche, in particolare, i suoi madrigali vennero criticati da Giovanni Maria Artusi, teorico musicale bolognese. Egli nel 1600 pubblicò un libro dal titolo piuttosto esplicito "L'Artusi, overo Delle imperfettioni della moderna musica" nel quale -non scrivendo mai il nome di Monteverdi- critica severamente alcuni madrigali condannandone la condotta delle parti ma soprattutto la disinvoltura nell'uso delle dissonanze.
💡 Lo sapevi? Il maestro di Artusi fu Zarlino il quale ebbe una grande polemica con Vincenzo Galilei, padre di Galileo Galilei.
Monteverdi non rispose immediatamente, attese e approfittò della pubblicazione del suo "Quinto libro di madrigali" (1605) per rispondere alla critica ricevuta nell'appendice intitolata "Seconda prattica, overo Perfettione della moderna musica". Tuttavia, quest'appendice non fu mai pubblicata in quanto il compositore non smise di lavorarci, le sue idee vennero comunque rese pubbliche nella ichiarazione annessa agli Scherzi musicali a tre voci pubblicati, sotto il nome del fratello Giulio Cesare, nel 1607.
In questa Dichiarazione argomentò la risposta alle critiche artusiane, spiegò che era sbagliato considerare i suoi madrigali solo dal punto di vista musicale perché la struttura di questi era determinata dal rapporto con il testo, di conseguenza delle regole potevano essere ignorate.
Così, secondo Monteverdi, con la seconda prattica la situazione si ribaltò completamente: «l'armonia [...] diventa serva al oratione, e l'oratione padrona del armonia». In altre parole, il compositore sentiva il bisogno, attraverso la musica, di rendere più profondo il significato delle parole per muovere gli affetti degli ascoltatori.
Nel frattempo, essere il maestro di cappella alla corte di Mantova comportava anche cimentarsi in altri generi musicali. Infatti, nel 1607 vennero rappresentate due sue opere: Orfeo e L'Arianna. Ancora nello stesso anno, compose musiche per il balletto di corte "Ballo delle Ingrate" con voci e strumenti. Nel 1610 nacquero due composizioni sacre: la Missa 'In illo tempore' per sei voci a cappella, ovvero una parodia sull'omonimo mottetto del compositore fiammingo Nicolas Gombert, e il Vespro della Beata Vergine per voci e strumenti.
Purtroppo però, dopo vent'anni di servizio alla corte di Mantova, appena il duca Vincenzo morì, il compositore venne licenziato dal duca Francesco IV, per motivi non chiari. Così nel 1613, dopo aver vinto un prestigioso concorso, venne assunto come maestro di cappella nella chiesa San Marco a Venezia e passò dalla dipendenza della corte alla condizione di un pubblico funzionario, giustamente retribuito ed in un luogo ricchissimo di attività editoriale e musicale. Monteverdi, nonostante componesse ancora qualcosa per la corte mantovana, rimase a Venezia per il resto della sua vita.
Dal Quarto libro iniziò ad avvicinarsi al nuovo stile recitativo a voce sola in fiorentino, introducendo nei madrigali, e nel libro successivo per supportare le voci introdusse un basso continuo strumentale ovvero un gruppo a cinque voci per strumenti non specificati. Ma nel 1619, con il Settimo libro di madrigali, il madrigale non più polifonico diventò monodia con basso continuo. A questo libro seguì l'ultimo intitolato "Madrigali guerrieri et amorosi" nel quale troviamo uno dei più celebri madrigali ovvero Combattimento di Tancredi et Clorinda di cui il testo è tratto dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.
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