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Letteratura

Dante Alighieri: la vita, le opere, la poetica

La biografia, gli scritti e il pensiero del Sommo Poeta

L'intera tradizione culturale dell'Europa moderna guarda alla persona di Dante e alla sua Commedia come al punto più alto di maturazione del pensiero che sia mai stato raggiunto nella storia umana: egli è il solo pensatore poetico in grado di innalzarsi di fronte al passato millennio e di riassumerlo con originalità creativa in un nuovo pensiero per restituirlo ai secoli successivi, fino a noi.
Ma chi è Dante?

Dante incontra per la prima volta Beatrice

La vita di Dante

Nascita e famiglia.  Figlio di Alighiero di Bellincione e di Bella degli Abati, sua prima moglie, Dante nasce a Firenze nel 1265 in un arco di tempo non ancora ben definito (ma l'appartenenza al segno dei Gemelli suggerirebbe il periodo fra il 21 maggio e il 21 giugno), e in una famiglia appartenente alla piccola nobiltà cittadina di fazione guelfa, la quale vantava antiche origini ma versava ormai in condizioni economiche modeste.

Gli studi.  Fin da bambino viene comunque garantita a Dante una formazione: giovanissimo, frequenta le scuole di grammatica e retorica per diventare poi allievo del celebre Brunetto Latini. A ciò affiancherà un soggiorno di studio a Bologna, dove risiederà fra il 1286 e il 1287, e la frequentazione (dopo il 1290) delle due scuole conventuali attive a Firenze, nelle quali ebbe modo di approfondire la filosofia e la teologia.

Beatrice.  All'età di nove anni (1274), come egli stesso confessa, incontra per la prima volta Beatrice, colei che diverrà la donna della sua poesia e figura centrale del suo percorso spirituale. La ragazza è stata identificata con la Bice figlia di Folco Portinari, poi moglie di Simone Martini, ma ben poco è saputo di lei oltre alla morte prematura avvenuta nel 1290, quando poco più che ventenne.

Il matrimonio.  Nel 1277, a dodici anni, Dante viene promesso sposo - per volontà delle famiglie coinvolte - a Gemma di Manetto Donati, che prenderà ufficialmente in moglie nel 1285. Dall'unione nasceranno i figli Jacopo e Pietro (noti soprattutto per essere fra i primi commentatori della Divina Commedia) e Antonia, la quale prese i voti col nome di suor Beatrice.

L'impegno politico.  Partecipe attivo delle dinamiche del suo tempo, specie in un momento in cui Firenze risultava colpita dai contrasti intestini fra guelfi Bianchi (cui si schiera il poeta) e Neri, egli fu soldato e fu politico, occasioni nelle quali non mancò di mostrare una spiccata intraprendenza che lo condusse a ricoprire l'alta carica di priore della città. Ma la situazione precipitò rapidamente: i Neri esiliati riconquistarono il governo fiorentino grazie all'appoggio di papa Bonifacio VIII e del re Carlo di Valois; i Bianchi vennero condannati a morte in contumacia e Dante, recatosi nel frattempo dal pontefice in veste di ambasciatore, non poté più fare ritorno.

L'esilio e la morte.  Dal 1302 avrà inizio il lungo esilio del poeta, peregrino fra città e signori presso i quali troverà ospizio: da Forlì andrà a Verona, risiedendo da Cangrande della Scala, e poi fino a Ravenna, accolto in casa di Guido Novello da Polenta. Vane saranno le speranze nell'intervento del nuovo imperatore Arrigo VII, specie dopo la sua morte improvvisa avvenuta nel 1313. Lontano da Firenze, quindi, Dante si spegnerà proprio a Ravenna nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321, in seguito a febbri malariche.

Dante passeggia tra la folla

Le opere di Dante

Assai vicino alla cultura letteraria, non solo in virtù dell'apprendistato con il Latini ma anche per i legami stretti con alcuni rimatori coevi (Dante da Maiano, Guido Guinizelli, Cavalcanti), Dante si impegnò sin dalla gioventù nella scrittura e nella composizione poetica.

Vita Nuova e Rime.  Un saggio di quella che fu buona parte della sua prima produzione in versi è offerto dalla Vita Nuova (1292-1294), autobiografia spirituale, in forma di prosimetro, nella quale l'autore ripercorre la sua parabola sentimentale con Beatrice (dal primo incontro sino al dolore per la sua morte) attraverso le liriche più significative, ora rilette in chiave filosofico-teologica: sicché la donna amata si fa figura angelica essenziale all'elevazione dell'anima a Dio e l'amore il veicolo principale di tale percorso. I testi non inclusi nella Vita Nuova (o nel Convivio) costituiscono l'insieme delle Rime: in esse si ritrovano i temi più cari al poeta (l'amore, la filosofia, la politica, l'esilio) nelle forme (canzone, sonetto, ballata, sestina) e negli stili (stilnovistico, sperimentale, allegorico) più diversi.

I poemetti.  A questo periodo risalirebbero, se ne si considera veritiera la paternità dantesca (ancora oggi discussa), il Fiore e il Detto d'Amore, volgarizzamenti poetici del Roman de la Rose.

De vulgari eloquentia.  Il contributo linguistico è affidato da Dante al De vulgari eloquentia (1303-1305), trattato in due libri (incompiuti) in latino nel quale, rivolgendosi ai dotti dell'epoca attraverso un'attenta analisi delle caratteristiche e del ruolo del volgare, si pronuncia a favore dell'uso di questa nuova lingua (definita «volgare illustre») come strumento di rinnovamento politico e culturale in sostituzione del latino.

Convivio.  Altra opera incompleta, ma in volgare, è il Convivio (1304-1308). Prosimetro in quattro trattati (il primo introduttivo, gli altri tre di commento alle canzoni filosofiche dantesche prese in analisi), ha come obiettivo quello di porsi quale sorta di enciclopedia medievale per chi, sia uomini che donne, abbia abbandonato gli studi.

Monarchia.  Unica opera teorica conclusa è, invece, il De Monarchia, trattato politico in latino (di datazione incerta) nel quale l'autore riflette sui ruoli e le funzioni della Chiesa e dell'Impero, dichiarando per entrambe la necessità di collaborazione e di indipendenza reciproche, ma guardando alla monarchia universale (l'Impero appunto) come unica forma di governo capace di garantire la pace e i diritti dell'individuo.

Le opere dell'esilio.  Dante scrive in latino anche le tredici Epistole, testimonianza significativa dei suoi ideali morali, politici e religiosi (la più nota, ma anche dubbia, è la XIII a Cangrande della Scala); le due Egloghe (1319-1320) responsive indirizzate al letterato bolognese Giovanni del Virgilio; e la Quaestio de aqua et terra, testo della lezione che Dante tenne a Verona nel gennaio del 1320 nella quale illustrò come l'acqua, nel nostro mondo concentrico, non avvolge completamente la terra.

Dante e Virgilio all'Inferno

La Divina Commedia di Dante

Composta fra il 1304 e il 1321, in 100 canti strutturati in tre cantiche da 33 ciascuna cui si affianca quello proemiale, la Commedia (definita Divina dal Boccaccio) è il capolavoro assoluto di Dante e dell'intera letteratura italiana.

Etichettata quale poema allegorico, in essa il poeta narra del viaggio immaginario che compie attraverso i tre regni ultraterreni dell'inferno, del purgatorio e del paradiso nei giorni della Pasqua del 1300: un cammino lungo e complesso nel corso del quale incontrerà numerosissime figure di grande spessore (da quelle umane di dannati, purganti e beati alle creature bestiali o divine che popolano i singoli mondi), ognuna delle quali tessera importante dell'imponente mosaico poetico realizzato dall'opera e parte integrante di quello che è il suo intento morale di fondo: guidare l'uomo alla salvezza e far sì che egli conquisti la beatitudine, premio non di questo mondo ma dell'altro (come prescrive la visione cristiano-cattolica), mediante il libero (ma corretto) esercizio della volontà.

Ogni personaggio è dunque un esempio paradigmatico offerto dal poeta all'umanità lettrice affinché abbia coscienza del bene e del male e sappia operare una scelta consapevole delle sue conseguenze (illustrate, appunto, in questi canti).

Dante osserva le nuvole

La poetica di Dante

Componenti del nucleo fondamentale del pensiero dantesco sono sicuramente - per influsso del Latini - la stretta vicinanza di politica e letteratura e l'ideale dell'intellettuale impegnato.

Politica e lingua.  Se inizialmente Dante si mostra sostenitore della realtà comunale, i lati negativi di un Paese politicamente frammentato sperimentati durante l'esilio lo spinsero a cambiare opinione, puntando piuttosto sul bisogno impellente di un'azione assoluta da parte di un'autorità unica, quella imperiale (De Monarchia). Tuttavia, perché tale intervento sia rispettoso dei principi di armonia e concordia civile, è imprescindibile la sinergia fra monarca e intellettuali, gli unici in grado di formare un governo che sia 'illuminato'. Da qui l'interesse dantesco per l'adozione di una nuova espressione culturale (De vulgari eloquentia) tramite la quale educare il sovrano e la società (Convivio).

Amore.  Non meno rilevante appare la presenza, nella riflessione di Dante, dell'amore. Figlio della stagione stilnovistica, tutta incentrata sul servizio all'amata fatto di giochi di sguardi, fedeltà sofferta e alimentato da gesti minimi (come il saluto), il poeta si stacca progressivamente da questa concezione terrena per abbracciarne una più spirituale che 'angelica' la donna a entità celeste e fa del sentimento nutrito per lei devozione - e possibilità di ascesa - verso la massima manifestazione d'amore, Dio.

Filosofia.  Sarà forse da attribuire a questi esiti il passaggio di Dante dal sapere umano della filosofia, cui si avvicina bisognoso di consolazione dopo la morte di Beatrice, al sapere divino della teologia, della quale finirà per sostenere il primato.

Scritto da Vincenzo Canto
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Mosè Bianchi, La Signora di Monza, 1865, Milano, Galleria d'arte moderna.
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