Nel periodo Barocco compreso tra 1600-1700 nacquero e si svilupparono diverse forme e generi musicali: per quanto riguarda la musica strumentale il concerto grosso, il concerto solistico, la suite e la sonata, mentre per quella vocale il madrigale, l'opera, la cantata e l'oratorio.
Già nato durante il Rinascimento, il madrigale fu coinvolto nel
processo di passaggio tra Rinascimento e Barrocco subendo la perdita
del suo aspetto profondamente polifonico (a tre o quattro voci) per
integrare uno stile concertante alla monodia più basso continuo.
L'intento era quello di privilegiare le esigenze del periodo barocco e
quindi muovere gli affetti degli ascoltatori.
Così, mutando profondamente la sua natura, il madrigale scomparì
completamente nella seconda metà del Seicento.
Uno dei maggiori compositori di madrigali fu indubbiamente Claudio Monteverdi (1567-1643), il quale ne pubblicò ben nove libri (dal 1587 al 1651, quest'ultimo pubblicato postumo).
Durante l'età barocca, affermandosi particolarmente a Roma e a Venezia, si diffuse l'Opera italiana: una rappresentazione teatrale non solo recitata ma anche cantata con un accompagnamento orchestrale (giù dalla buca o "golfo mistico") ed una narrazione appositamente composta dal librettista. L'opera è articolata in diversi momenti musicali anche a seconda della funzione narrativa. Ad esempio il recitativo -inizialmente con un accompagnamento secco e successivamente orchestrale- svolge la funzione di portare avanti l'azione mentre l'aria è il momento in cui la narrazione si ferma e il personaggio esprime i suoi sentimenti.
La prima opera rappresentata fu l'Euridice di Jacopo Peri, su testo di Ottavio Rinuccini, il 6 Ottobre del 1600 a Firenze, per celebrare in modo solenne il matrimonio tra Maria de' Medici ed Enrico IV di Francia. Nonostante il successo di questo nuovo genere teatrale, nel territorio fiorentino non ci fu la possibilità di rappresentare opere diverse dalla ormai consolidata commedia recitata. Infatti per una nuova opera bisognerà aspettare la rappresentazione de L'Orfeo di Monteverdi (su libretto di Alessandro Striggio, ovvero il testo destinato ad essere cantato e distribuito agli ascoltatori) il 24 Febbraio 1607, ultimo sabato di carnevale , al Palazzo Ducale di Mantova per un pubblico molto ristretto.
Prima ancora della metà del Seicento l'opera fece un grande salto passando,
da quel che era il contesto chiuso delle corti, alla vera opera impresariale.
Il fulcro di questa trasformazione fu la città di Venezia che, nonostante la
grave crisi economica ed in particolare quella dell'industria editoriale,
manteneva una vita cultura piuttosto movimentata. Infatti, nel 1637 l'operista
Benedetto Ferrari insieme al librettista Francesco Manelli affittarono
il Teatro San Cassiano per rappresentare la loro opera, ovvero l'Andromeda,
della quale vendettero i biglietti recuperando così le spese dell'affitto e dell'allestimento.
Da quel momento l'opera, non più vincolata dalla volontà del principe di corte e
dal suo fermento pubblicitario, divenne una vera e propria impresa commerciale guidata
dalla figura dell'impresario (cioè colui che si occupava del grande investimento iniziale)
e aperta a tutti coloro che potevano permettersi l'acquisto del biglietto.
L'oratorio nacque nell'omonimo luogo sacro (utilizzato per orare, dal latino pregare) agli inizi del Seicento a Roma. In questi ambienti, grazie al sacerdote Filippo Neri, la musica occupò un ruolo fondamentale e prima protagonista fu la lauda. Le laudi furono le prime canzoni sacre in lingua volgare caratterizzate prevalentemente da una forma strofica, alcune in forma di dialogo, e da un andamento omoritmico.
Successivamente il contesto dell'oratorio cambiò popolandosi di figure vertici della chiesa cristiana.
Di conseguenza, i laici, partecipanti per i canti, smisero di frequentare e lasciarono che la musica
venisse gestita e praticata da professionisti i quali ne alzarono sia la difficoltà che la qualità.
Inizialmente venne adottato il madrigale ma verso agli anni '30 e '40 la forte tendenza
stilistica agì anche su questo genere musicale. Fu così che l'oratorio adottò lo stile concertante,
la monodia con basso continuo e la volontà di muovere gli affetti.
Data quindi la presenza di numerosi e importanti fruitori dell'oratorio, i compositori romani non
poterono fare a meno di comporre oratori attingendo però al nuovo amato genere: l'opera.
I principali compositori di questo genere furono: Alessandro Stradella (1644-1682), Alessandro Scarlatti (1660-1725), Giacomo Carissimi (1605-164) e Georg Friedrich Händel (1685-1759) in occasione del suo soggiorno romano.
La cantata fu il genere musicale che non solo sostituì il madrigale ma, data la notevole
quantità,
divenne il più praticato dell'epoca.
Inizialmente, il termine "cantata" veniva utilizzato per indicare qualsiasi composizione, dalla
qualunque durata, per una o due voci("duetto da camera") con accompagnamento.
Dalla seconda metà del secolo, quando il testo (di argomento solitamente amoroso) iniziò ad avere
più importanza, la cantata divenne un surrogato in miniatura dell'opera.
Tra il Seicento e il Settecento il concerto grosso,
di pari passo alla sonata (vedi sotto), dominò la produzione strumentale
italiana. L'origine di questo genere musicale affonda le sue radici nel già
noto oratorio sopra trattato. Infatti, le fonti archivistiche ci
testimoniano che, già dal 1670, l'organico strumentale dell'oratorio in
musica aveva subito un ampliamento e quindi non si limitava più al solo
basso continuo o ad una sonata a tre (ovvero a tre parti).
Inoltre,
le partiture di alcuni oratori di Alessandro Stradella ci mostrano
la sua nuova consuetudine di dividere i musicisti in due gruppi chiamati
"concertino" o soli e "concerto grosso" o ripieno. Il primo
è il gruppo dei solisti solitamente formato da due violini ed un basso continuo,
mentre il ripieno è un gruppo più grande composto gli archi (violino I, violino II,
viola, violoncello e contrabbasso) e dal basso continuo che può essere
eseguito da diversi strumenti come ad esempio clavicembalo, organo, arpa,
arciliuto, tiorba.
Particolarità di quesa forma è che ogni parte musicale
poteva essere raddoppiata, quindi, l'organico del cosiddetto ripieno si
poteva presentare più o meno ampio, tutto dipendeva delle disponibilità
economiche della committenza e quindi del calibro dell'avvenimento.
Oltre a Stradella, Corelli fu un importante compositore
di concerti grossi, egli ne scrisse ben dodici: i primi otto "da chiesa"
ed i restanti quattro "da camera".
Ad un certo punto, con la pratica del concerto grosso, si accentuerà
il ruolo solista del concertino fino ad ottenere la nascita di
numerose composizioni per strumento solo ed il cosiddetto ripieno.
In questa nuova forma il solista mostra tutte le sue abilità
virtuisistiche proprio come per i cantanti nell'aria d'opera. A
differenza di quello grosso, il concerto solistico è suddiviso in
tre movimenti: Allegro, Adagio e Allegro (o simili).
Infine,
l'esplosione del repertorio del concerto solistico va attribuita ad
Antonio Vivaldi(1678-1741).
In opposizione alla cantata (vedi sotto), sempre durante il Barocco,
nacque la sonata ovvero "canzone da sonar".
In un prima fase l'organico della sonata prevedeva un numero abbastanza
ampio di esecutori, invece, dai primi decenni del Seicento, l'organico
si ristrette fino a quello più comune della sonata a tre: due strumenti
monodici ed un basso continuo.
Un'altra tipologia di sonata barocca è
quella della sonata a due oppure solistica per uno strumento
monodico, più frequentemente un violino, ed il basso continuo.
Ulteriore distinzione viene applicata alla sonata barocca, infatti, oltre al numero
degli strumenti, viene classificata anche a seconda della destinazione: da camera
o da chiesta, quest'ultima ad esempio aveva il compito di rendere più solenni
le cerimonie liturgiche.
La sonata da chiesa consolidò gradualmente la sua struttura di quattro
movimenti alternando, anche qui, movimento lento e veloce.
Nel frattempo, destinata all'intrattenimento degli ambienti aristocratici, la
sonata da camera ebbe anche il compito di far danzare i nobili di corte alternando
danze lente a danze veloci. Da qui nacque la consuetudine di raccogliere le
danze in un'unica tonalità nella suite (vedi sotto).
Oltre che per il concerto grosso, Arcangelo Corelli (1653-1713)
è un riferimento anche per il repertorio della sonata.
Tuttavia, verso il Settecento, i due tipi di sonata si fusero poichè uno prendeva le caratteristiche dell'altro.
Dal francese "successione" il termine suite indica una raccolta di danze nella stessa tonalità, composte per essere suonate in sequenza. I movimenti necessari che compongono una suite sono: allemanda, corrente, sarabanda e giga, davanti a queste spesso vi è un preludio che funge da introduzione come nelle suite inglesi di Bach o quelle per violoncello ecc.... Tuttavia la suite può essere arricchita da ulteriori danze quali la passacaglia, ciaccona, gavotta, bourrée, loure, siciliana, uno o due minuetti e il double che è proprio il doppio di una danza, questa volta più varia e fiorita.
Scritto da Roberta Gennuso