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Letteratura

Giovanni Pascoli: vita e opere

La biografia, gli scritti e il pensiero del poeta delle tamerici

Rappresentante, insieme a D'Annunzio ma diversamente da lui, del Decadentismo in Italia, ultima grande voce della letteratura italiana a cavallo fra Otto e Novecento precedente l'avvento della crisi crepuscolare e avanguardistica, il nome di Pascoli sarà la firma di un'eredità poetica assai longeva e maestra per gran parte delle generazioni di poeti e scrittori susseguitesi in tutto il XX secolo.

foto della famiglia Pascoli

La vita di Pascoli

Nascita e omicidio del padre.  Quarto di dieci figli, Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna. L'infanzia felice, trascorsa nella tenuta del principe di Torlonia della quale il padre del poeta era amministratore, fu bruscamente interrotta dall'assassinio del genitore avvenuto il 10 agosto 1867: un giallo rimasto irrisolto che costrinse l'intera famiglia, con l'aiuto di un supporto economico annuo, a trasferirsi altrove.

copertina del libro Pascoli e l'inconscio

A proposito di Giovanni Pascoli:

Fausto Curi: Pascoli e l'inconscio

Lutti familiari e primi studi.  Seguirono diversi altri lutti a quello del padre: nel 1868 morirono di tifo la sorella maggiore Margherita e la madre, tre anni dopo scomparve il fratello Luigi di meningite, e nel 1876 il fratello Giacomo di tifo. I familiari rimasti, già divisi fra parenti e collegi, si dispersero imboccando strade diverse, compreso Pascoli: dopo la licenza liceale a Cesena, una borsa di studio gli permise infatti di proseguire gli studi all'Università di Bologna dove divenne allievo di Giosuè Carducci.

L'impegno politico.  Muovendo i primi passi in politica, ne conobbe subito l'amarezza: per aver preso parte alla protesta del 1875 contro il ministro della Pubblica Istruzione gli venne revocata la borsa di studio e fu costretto ad interrompere la carriera universitaria; nel 1879, invece, la partecipazione ad una manifestazione socialista non autorizzata lo portò in carcere per alcuni mesi, esperienza la quale lo orienterà verso un credo politico più umanitaristico e solidale.

L'avvio della carriera.  Per intercessione di Carducci, Pascoli riprese gli studi e conseguì la laurea in Lettere nel 1882, impiegandosi fin da subito nell'insegnamento di latino a greco e iniziando a pubblicare le proprie liriche in rivista. Nel 1884 andò ad abitare con le sorelle Ida e Maria, ma il matrimonio della prima nel 1895 troncò la speranza del poeta di una ricostruzione del nido familiare, saldando il rapporto con 'Mariù' insieme alla quale vivrà fino alla morte (lasciandosene però asservire, specie in amore).

Gli ultimi anni e la morte.  Negli anni seguenti (1891-1903) si avvicendarono cattedre d'insegnamento e pubblicazioni letterarie che ne assodarono la fama di professore e di poeta, cui affiancò il lavoro critico sull'opera di Dante e del Leopardi e l'impegno compositivo in latino. Tra gli ultimi fatti degni di nota, prima della morte avvenuta il 6 aprile 1912 a Bologna a causa di un tumore al fegato, si ricordano la successione a Carducci nella cattedra di Letteratura italiana all'Università di Bologna (1904) e la pronuncia del celebre discorso La grande proletaria si è mossa in occasione della guerra di Libia (1911).

Pascoli a Castelvecchio

Le poesie di Pascoli

Al nome di Pascoli corrisponde, soprattutto, una ricca produzione lirica, strutturata come un enorme macrotesto nel quale ogni poesia, nel legarsi alle altre per forma e contenuti, risulta essere componente fondamentale.

Myricae.  La raccolta d'esordio, Myricae, accompagna il poeta per buona parte della sua vita (dalla prima pubblicazione nel 1891 alla sua edizione definitiva del 1900). In essa, la scelta di cantare l'umile quotidianità della vita bucolica si concretizza nella realizzazione di visioni campestri cariche di significato, nelle quali ogni oggetto - descritto con esattezza nominale - viene rilevato in quanto simbolo.

Canti di Castelvecchio.  Assai contigui alla prima opera pascoliana sono i Canti di Castelvecchio (pubblicati nel 1903, ma frutto di un'elaborazione che interessa gli anni 1899-1912), dove al frammentismo di Myricae preferisce adesso un'organizzazione più narrativa che fa dell'insieme poetico - dai motivi molto simili a quelli della precedente raccolta - un vero e proprio 'romanzo' scandito dal ciclo delle stagioni.

Poemetti.  La via del racconto dei Canti diventa la direttiva maestra dei Poemetti (usciti nel 1897, poi divisi nei Primi poemetti del 1904 e nei Nuovi poemetti del 1909): il ciclo naturale contadino diventa qui oggetto di un'esposizione epica dettata dall'alternarsi del dinamismo della vita e dell'ineluttabilità della morte, il tutto accomunato dal tema della violenza. Fra i capitoli di questo grande poema si inseriscono composizioni filosofico-pedagogiche, nelle quali Pascoli si fa divulgatore della saggezza popolare.

copertina del Myricae di Giovanni Pascoli

A proposito di Giovanni Pascoli:

Giovanni Pascoli: Myricae

I Poemi conviviali e la poesia civile.  Ai capisaldi di questa triade maggiore seguono altri titoli, perlopiù legati all'ultima fase della carriera del poeta: con i Poemi conviviali (1904-1905), 20 testi dedicati a miti e personaggi del mondo greco-romano e cristiano cui egli guarda col disincanto dell'uomo contemporaneo, Pascoli apre la strada alla stagione civile della propria poesia, contrassegnata da opere quali il volume Odi e inni (1906), incentrato sulla celebrazione dei protagonisti del Risorgimento italiano; le tre - delle sei progettate - Canzoni di re Enzio (1908-1909), i Poemi italici (1911) e i Poemi del Risorgimento (postumi).

La poesia latina.  Posteriore alla morte dell'autore è l'edizione dei Carmina (1917), che riunisce tutte le composizioni in lingua latina con le quali il poeta partecipò alle varie edizioni del Certamen Hoeufftianum olandese, conseguendo ben 13 vittorie su un totale di 30 testi presentati.

Casa Pascoli

Il fanciullino e i saggi critici

Scritti su Dante e Leopardi.  Dei tre leggendari tavolini siti ancor oggi nella casa di Castelvecchio sui quali Pascoli era solito lavorare, uno in particolare venne riservato dal poeta alla scrittura in prosa e allo studio critico dell'opera letteraria di Dante, soprattutto, al quale dedicò ben tre saggi (Minerva oscura, Sotto il velame, La mirabile visione, pubblicati rispettivamente nel 1898, 1900 e 1902) incentrati su una lettura in chiave esoterica della Commedia volta a cogliere i suoi significati nascosti; e su Leopardi, con due scritti (Il sabato del 1896, e La ginestra del 1898) nei quali non si esime dall'avanzare alcune riserve sul modus operandi del Recanatese circa la precisione naturalistica dei suoi oggetti poetici.

Il fanciullino.  Cuore della riflessione pascoliana rimane comunque la prosa de Il fanciullino (uscita in una prima redazione nel 1897, poi nel 1903 e nel 1907), autentico manifesto della poetica pascoliana. Partendo dalla base psicologica offerta dagli Studies of Childhood di James Sully, Pascoli elabora la figura del poeta quale 'eterno fanciullo', capace (come l'uomo della prima età del mondo) di guardare la realtà con l'innocenza propria dei bambini e di svelare lo spirito poetico delle cose, anche di quelle più consuete, facendosi in questo creatore (dà un nome agli elementi, riscoprendoli in questo modo nella loro essenza). Tale qualità, seppur indispensabile all'attività artistica, non è però esclusiva del poeta: essa è insita in ciascun individuo, anche se non tutti si dimostrano in grado di darle voce.

Villa Torlonia

I temi e lo stile delle poesie di Pascoli

Se l'approccio del poeta ad un ampio repertorio di fonti extra-letterarie svolge un ruolo complesso nella formulazione della sua visione artistica, non da meno è l'influenza esercitata - su questo piano - dalle vicende autobiografiche.

Il nido, il focolare, la morte.  I molteplici lutti che hanno costellato la storia della famiglia Pascoli, la conseguente dispersione dei sopravvissuti e la difficile ricostruzione del nucleo familiare riaffiorano nei versi dell'autore attraverso i motivi celebri del nido e del focolare, emblemi delle tanto agognate unità e intimità domestiche, sviluppati con grande varietà d'immagini (le similitudini ornitologiche, il tema della culla e l'idea del ritorno al grembo materno, l'attaccamento alle cose presenti e vicine e il desiderio della loro immutabilità, la claustrofilia di chi prova terrore per ciò che sta al di fuori dello spazio conosciuto) ma sempre segnati dalle ombre della morte, tema ossessivamente ricorrente, e dal diretto contatto con la sua dimensione (per l'intima volontà di annullamento nell'atemporalità che tutto preserva, per il frequente dialogo con i cari defunti).

Raccolta completa di poesie di Giovanni Pascoli

A proposito di Giovanni Pascoli:

Giovanni Pascoli Tutte le poesie

Raccolta completa di poesie di Pascoli edita da Mondadori

La natura e il compito della poesia.  La natura risulta assidua protagonista delle liriche pascoliane, non più come oggetto di celebrazione aulica e di ricostruzione artificiosa ma piuttosto in qualità di piccola grande presenza, esaltata tanto nelle sue alte preziosità quanto nell'umiltà dei suoi caratteri più comuni, visti come dotati della medesima dignità poetica. La sua contemplazione, mediante lo strumento della poesia che acquista così valore sociale e morale, svolge una funzione consolatoria ispiratrice dell'armonia fra gli uomini.

Suoni e simboli.  Forte è il legame del Pascoli con il Simbolismo francese: dalla scelta delle figure retoriche (analogia e sinestesia in special modo) all'attenzione per gli effetti di suono e le soluzioni fonosimboliche (onomatopee, anafore, iterazioni, allitterazioni). Ma in generale egli si mostra in linea con gli esiti più avanzati della lirica europea, pur comunque privilegiando una solida base di stampo classico riconducibile tanto alla tradizione letteraria greca quanto a quella latina.

Lingue e sperimentazione.  L'esattezza nominale è probabilmente il discrimine di maggior spessore della poetica pascoliana, nonché principale responsabile delle particolarità espressive dell'autore: indicare con estrema correttezza ogni oggetto equivale - per Pascoli - a dover accogliere nei propri versi anche lessici inusuali (come quelli settoriali) o non percepiti come appropriati alla composizione lirica (le parlate dialettali e il registro quotidiano). Quasi per un paradosso, da questa accuratezza linguistica ne risultano quindi interessanti fenomeni di plurilinguismo e di sperimentalismo, spesso pre- e post-grammaticali.

Scritto da Vincenzo Canto
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