Indice · Le Res Gestae Divi Augusti: una
breve scheda
· Dalla morte di Cesare all'ascesa di
Ottaviano (Pars prima, capp. 1-14)
· Panem et circenses: ludi, costruzioni e restauri (Pars altera, capp. 15-24) · Guerra e pace: politica estera e
onorificenze (Pars tertia, capp. 25-35)
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Letteratura

Le Res Gestae di Augusto: l'operato di un imperatore

Il 23 Settembre ricorre l'anniversario della nascita dell'imperatore Augusto, avvenuta nel 63 a. C.

Protagonista, insieme all'avversario Marco Antonio, delle tumultuose vicende che incendiarono Roma dopo le Idi di Marzo, egli finì per segnare il destino della città e scriverne la storia futura, divenendo signore assoluto della prima potenza del mondo antico e dimostrando così un precoce talento politico e militare.
A queste grandi capacità di stratega non corrisposero, però, particolari abilità letterarie (come lui stesso ammetterà ironicamente), ma ciò non gli impedirà comunque di lasciare traccia cartacea delle sue imprese in quello che è - ancora oggi - il suo unico, vero autoritratto.

Le Res Gestae Divi Augusti: una breve scheda

Di estremo interesse storico e ideologico, l'opera rivela la perizia del suo autore nell'elaborare - con esemplari densità e persuasione - una sintesi efficace del suo intero cursus, pur mantenendosi su un registro medio, asciutto, calcolato, lontano da compiacimenti letterari.

Conclusa poco prima della morte (19 settembre 14 d. C.), essa risulta articolata in 35 capitoli, divisibili in tre macrosezioni racchiuse da una breve introduzione e da un'appendice di quattro capitoli, entrambe sicuramente postume (nell'incipit si legge Divi Augusti, con l'appellativo che fu dato all'imperatore solo dopo la sua morte quando venne divinizzato; nell'Appendix, invece, compare l'uso della terza persona, di contro alla prima impiegata nell'intero scritto).

Imperatore Romano Augusto, Statua di bronzo

Dalla morte di Cesare all'ascesa di Ottaviano (Pars prima, capp. 1-14)

A 19 anni, di mia iniziativa e con spesa privata, misi insieme un esercito, con il quale restituii alla libertà la Repubblica oppressa dalla dominazione di una fazione. (RG 1)

Non aveva ancora vent'anni il giovane Gaio Ottavio quando, giunto a Roma il 21 maggio 44 a. C. per prendere possesso dell'eredità del padre adottivo, riunì attorno a sé le forze militari dei veterani fedeli a Cesare con l'obiettivo di far fronte alla minaccia di Antonio il quale, intenzionato ad assumere il controllo di Roma, aveva richiamato in Italia le truppe stanziate in Macedonia. Con lui, appoggiando senza scrupolo Bruto, si scontrerà a Modena fra il 44 e il 43, uscendone vittorioso.
Deluso però dall'alleanza con i cesaricidi e intimorito dall'accrescimento delle forze militari antoniane, cercò il consenso del suo iniziale nemico, dando vita al secondo triumvirato (27 novembre 43 a. C.) e mettendo fine all'impresa degli assassini di Cesare sconfiggendo Cassio e Bruto a Filippi (42 a. C.) ed eliminando i restanti avversari tramite proscrizione (capp. 1-2).

💡 Lo sapevi? Le proscrizioni erano originariamente, nell'Antica Roma, provvedimenti penali contro i debitori, i cui beni venivano confiscati e messi in vendita. Successivamente, alla confisca si aggiunsero l'esilio e la condanna a morte. Strumento di facile eliminazione degli avversarsi politici, vi fece ricorso già Cornelio Silla durante la sua dittatura (82-79 a. C.).

Combattei spesso guerre civili ed esterne in tutto il mondo per terra e per mare; e da vincitore lasciai in vita tutti quei cittadini che implorarono grazia. (RG 3)

Agli scontri di Modena e Filippi si affiancarono altre occasioni belliche (cap. 3). A Perugia (41-40 a. C.), ad esempio, Ottaviano affrontò la tentata sollevazione della Penisola ad opera di Lucio Antonio (fratello di Marco) e di Fulvia (moglie dello stesso Antonio). E ancora in Sicilia (36 a. C.) stroncò l'offensiva di Sesto Pompeo (figlio di Pompeo Magno) che aveva bloccato i rifornimenti di grano destinati a Roma.
Ma il conflitto più importante rimane quello combattuto ad Azio (2 settembre 31 a. C.). Il sogno di Antonio, che fu di Cesare, di creare un grande regno ellenistico-orientale insieme a Cleopatra rovinò sotto i successi di Ottaviano contro la flotta della regina egizia e contro l'esercito del triumviro, ritiratosi senza combattere alla vista delle forze romane giunte ad Alessandria (3 agosto 30 a. C.).

[…] ebbi un'ovazione trionfale […] e fui acclamato ventun volte imperator, sebbene il senato deliberasse un maggior numero di trionfi, che tutti declinai. (RG 4)

Tornato a Roma per celebrare il trionfo in Oriente, Ottaviano depose i propri poteri straordinari e consegnò formalmente la Repubblica al Senato (28-27 a C.) che a lui la restituì, insieme a facoltà quasi assolute per riorganizzarla, nel consulto del 13 gennaio 27 a. C.
Da quel momento Augusto sarà princeps senatus per ben quarant'anni, dando così inizio al regime imperiale. Pur intervenendo in molteplici settori statali, e non sempre con ortodossia, avrà però premura di rifiutare la dittatura, preferendo semmai assumere singole competenze di volta in volta (ad esempio tra il 22 e il 20 a. C. ricoprì la cura annonae per far fronte alla carestia in corso - capp. 4-8).

Inoltre i cavalieri romani, tutti quanti, vollero che entrambi [i figli] avessero il titolo di principi della gioventù […]. (RG 14)

Dopo una lunga rassegna degli onori ricevuti dal popolo e dal Senato e di alcuni suoi significativi gesti simbolici (come la chiusura del Tempio di Giano - capp. 9-13), conclude la Pars prima una nota sui nipoti Gaio e Lucio Cesari. Entrambi adottati come figli e subito avviati alla vita pubblica, nell'intento di formarli in quanto futuri governatori, morirono però precocemente (Gaio nel 2 d. C. per una ferita di battaglia, Lucio di malaria nel 4 d. C.) riaprendo il problema della successione.

Moneta romana con la testa di Cesare

Panem et circenses: ludi, costruzioni e restauri (Pars altera, capp. 15-24)

[…] feci donazioni in frumento e in denaro ora a centomila persone ora a molte più, attingendo dal mio granaio e dal mio patrimonio. (RG 18)

L'impellente necessità di soddisfare i bisogni primari dei cittadini (l'approvvigionamento di viveri e acqua, la sicurezza urbana e domestica) venne affrontata mediante atti di elargizione privata (capp. 15-18) consistenti in distribuzioni alla comunità di frumento (23 a. C.) e di denaro (tra il 29 e il 12 a. C.), per una somma pari a seicento milioni di sesterzi (Appendix I ).

I principali interventi urbani (capp 19-21) consistettero in lavori di restauro delle infrastrutture già esistenti e di costruzione di nuovi impianti (tra acquedotti, terme, mercati, ponti, strade), ma non mancò l'attenzione per l'abbellimento artistico e monumentale della città, funzionale anche e soprattutto in termini di propaganda politico-ideologica: insieme alla Curia, Augusto ricorda la realizzazione e la manutenzione di numerosi templi (come il Lupercale in onore di Romolo e Remo) e di edifici laici (il portico di Ottavio, la basilica dedicata a Gaio e Lucio).
Un elenco riassuntivo delle opere installate viene riportato in Appendix II e III.

Allestii giochi a mio nome […]. In nome del collegio dei quindecemviri, […], celebrai i Ludi Secolari. (RG 22)

Al panem Augusto non dimenticò di affiancare i circenses, allestendo periodicamente giochi e spettacoli di ogni genere (dai combattimenti fra gladiatori alle esibizioni di atleti, fino agli spettacoli di caccia e alle battaglie navali) a nome suo, dei figli, dei nipoti (capp. 22-23).
La più importante celebrazione del principato augusteo fu però quella dei Ludi saeculares (cap. 22), augurio alla nuova Roma e alla nuova vita.

💡 Lo sapevi? I Ludi saeculares, chiamati così perché avrebbero dovuto avere cadenza di un secolo, si svolsero la prima volta nel 17 a. C. e più precisamente dal 3 maggio al 17 giugno, periodo di mietitura. Per quell'occasione il poeta Orazio compose il celebre Carmen Saeculare, un'invocazione agli dei (specialmente ad Apollo e Diana) affinché garantiscano prosperità a Roma e al regime augusteo.

Il denaro investito in tali allestimenti rimane incalcolabile (nell'Appendix IV si legge infatti «innumerabilis»).

Scultura della testa del futuro Imperatore Augusto, Roma

Guerra e pace: politica estera e onorificenze (Pars tertia, capp. 25-35)

Allargai i confini di tutte le province del popolo romano, con le quali erano confinanti popolazioni che non erano sottoposte al nostro potere. (RG 26)

Dopo aver ancora una volta ricordato gli scontri con Sesto Pompeo in Sicilia e con Antonio e Cleopatra ad Azio (cap. 25), Augusto si sofferma sugli interventi di pacificazione e ampliamento delle province di Spagna (con la creazione di nuove province fra il 27 e il 19 a. C.), Africa (con l'Egitto che diventa provincia a statuto speciale e l'estensione dei territori meridionali verso la conquista delle vie commerciali d'Oriente) e delle Gallie (dove ai successi - come la sottomissione delle popolazioni oltre il Danubio - si susseguirono gravi sconfitte - quale fu la celebre disfatta di Teutoburgo del 9 d. C.)(capp. 26-30).

Furono inviate spesso a me ambascerie di re dall'India, non viste prima di allora da alcun comandante romano. Chiesero la nostra amicizia […]. (RG 31)

Augusto riferisce poi (capp. 31-33) di aver ricevuto ambascerie dall'India (25 a. C.) e dall'Etiopia (20 a. C.), dalle popolazioni germaniche dei Bastarni e da quelle iraniche degli Sciti e dei Sàrmati. A questi sono da aggiungere i Parti, i cui rapporti durante il principato vennero affidati alla diplomazia.

[…], in segno di riconoscenza, mi fu dato il titolo di Augusto. (RG 34)
[…], il senato, l'ordine equestre e tutto il popolo Romano, mi chiamò padre della patria […]. (RG 35)

In chiusura dell'opera l'imperatore, quasi a voler porre a suggello della sua 'autocelebrazione verbale' la memoria dei momenti più alti della sua carica, dedica gli ultimi due capitoli al consulto del 13 gennaio 27 a. C., quando il Senato lo appellò con il titolo di Augustus; e all'anno del suo tredicesimo consolato, il 2 a. C., in cui fu acclamato pater patriae, suo ultimo onore.

💡 Lo sapevi? L'appellativo di Augustus, assunto da Ottaviano come cognomen, ben incarna il nuovo potere e il nuovo stato rappresentati dalla nascente figura dell'imperatore. Dichiarandosi (RG 34) superiore agli altri non per 'potere' (potestas) ma per 'autorità' (auctoritas), egli dimostrava come la sua carica fosse ancora basata sulle magistrature repubblicane (tutte rivestite, comprese quelle religiose) ma accresciuta rispetto ad esse.

Scritto da Vincenzo Canto
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