A voi curiosi lettori-spettatori, Milano apre le porte delle sue due più note pinacoteche, quali l'Ambrosiana e quella di Brera.
💡 Lo sapevi? La parola "pinacoteca" deriva dal greco πίναξ (pinaks -akos, "quadro") e θήκη (théke, "scrigno", "ripostiglio") e fu in origine utilizzata (II sec. d. C.) in riferimento ad una galleria di dipinti nei Propilei dell'Acropoli di Atene. Venne poi impiegata dai Romani per indicare le gallerie private e in età moderna quelle, invece, pubbliche.
Ingresso della Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
La nascita della Pinacoteca Ambrosiana si lega indissolubilmente alla figura centrale del cardinale Federico Borromeo, che fu arcivescovo della diocesi di Milano dal 1595 al 1631. Di diverso temperamento rispetto al precedente Borromeo salito in carica, il cugino Carlo, in quanto meno volto ad un'applicazione estremista della Controriforma, a lui comunque guardò per l'impegno a formare il clero e ad educare i fedeli ai principi tridentini. Come Carlo, infatti, anche Federico si preoccupò di garantire alla diocesi una fioritura culturale e specie in ambito artistico, nella concezione secondo cui il ruolo delle immagini doveva essere etico e catechistico, in grado quindi di trasmettere il messaggio evangelico alle masse (ed è quanto espone nel suo De pictura sacra).
💡 Lo sapevi? Il De pictura sacra fu pubblicato dal Borromeo nel 1624 con l'intento di fornire un catalogo normativo della nuova arte alla luce delle decisioni assunte dalla Chiesa cattolica nel Concilio di Trento. Diviso in due libri, il primo si occupa dei principi generali come il decoro, la verosimiglianza, il nudo, ecc.; il secondo tratta casi più specifici, quali la rappresentazione della Trinità, della Sacra Famiglia, della Crocifissione.
Forte dell'esperienza intellettuale e artistica conseguita a Roma, promosse a sua volta a Milano la realizzazione di moderne strutture culturali: nel 1609 fonda la Biblioteca Ambrosiana (in onore di Sant'Ambrogio, patrono cittadino), e ad essa affianca nel 1618 - quale istituzione gemella - la Pinacoteca, nella quale colloca la sua piccola ma ricercata collezione d'arte messa a disposizione degli allievi dell'Accademia (già attiva dal 1613) affinché questi avessero degli esempi adeguati da seguire per una corretta istruzione che fosse in linea con i nuovi dettami ecclesiastici. Ma se l'Accademia terminò la propria attività alla morte di Federico (1631), la Biblioteca e la Pinacoteca continuano ancora oggi ad essere i luoghi più significativi della città.
Articolata in 24 sale (delle quali la 1, la 4, la 5, la 6 e la 7 ospitano proprio i dipinti donati dal cardinale Federico), l'Ambrosiana accoglie alcuni interessanti esempi del lavoro dei più illustri artisti italiani, tra i quali sono da ricordare la Madonna del Padiglione di Botticelli (sala 2), il Ritratto di musico di Leonardo (sala 2), il cartone preparatorio della Scuola d'Atene che Raffaello affrescò nella celebre Stanza della Segnatura di Giulio II a Roma (sala 5), l'Adorazione dei Magi di Tiziano (sala 1), la Canestra di frutta del Caravaggio (sala 6). A fianco di questi si possono annoverare altre significative personalità del Seicento lombardo (il Morazzone e Daniele Crespi, sala 15-16), del Settecento (Tiepolo con la Presentazione di Gesù al Tempio, sala 17), e dell'Otto-Novecento (Francesco Hayez con un nutrito gruppo di ritratti, sala 19).
Particolare rilievo riveste la sala 7, nella quale è possibile ammirare una ricca serie di allegorie del pittore fiammingo Jan Brueghel dei Velluti, amico del Borromeo.
Raffaello, Cartone della Scuola di Atene, 1509-1511 ca., particolare. Milano, Pinacoteca Ambrosiana.
Cortile interno della Pinacoteca di Brera, Milano.
Una delle più grandi gallerie di quadri italiane, la sede della Pinacoteca di Brera sorge su di un antico convento di epoca medievale appartenente all'ordine degli Umiliati.
💡 Lo sapevi? Il nome "Brera", affidato al palazzo, deriva dal termine braida o breda, che nella tarda latinità indicava un campo incolto collocato in un'area suburbana.
Tale rimase fino al 1501 quando esso venne abolito e l'edificio affidato ai gesuiti che ne fecero un'importante collegio (Università), rendendo necessario un ampliamento del complesso. Soppressi quest'ultimi nel 1772, l'intera costruzione passò in mano a Maria Teresa d'Austria (il Ducato di Milano era nel frattempo divenuto possesso degli Asburgo alla fine della guerra di successione spagnola, nel 1714), la quale si occupò del suo completamento e dell'allestimento, all'interno, di una biblioteca e di un'Accademia d'arte.
Nel 1796 Napoleone occupò Milano e, in veste di re d'Italia (incoronato tale proprio nella cattedrale del Duomo), fece di Brera il centro di raccolta di tutti i dipinti del nord della Penisola dislocati in seguito alla soppressione degli ordini religiosi da lui stesso ordinata, dando così modo al palazzo di entrare in possesso di importantissime pale d'altare rinascimentali (ad esempio la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, il Polittico di San Luca del Mantegna, la Pala di Santa Maria in Porto di Ercole de' Roberti) e di altre celebri opere d'arte italiane del medesimo periodo (il Cristo Morto di Mantegna, la Pietà di Giovanni Bellini (detta appunto di Brera), il Cristo alla Colonna di Bramante, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello).
Aperta al pubblico nel 1809, è stata continuamente arricchita con acquisti e lasciti di altre scuole e periodi, distribuiti nelle sue ben 38 sale. In esse, oltre alle opere già menzionate, i visitatori hanno il privilegio di incontrare il meglio dell'arte veneziana con i teleri del Ciclo di San Marco realizzati da Gentile Bellini insieme al fratello Giovanni (ed in particolar modo la Predica di San Marco in una piazza di Alessandria d'Egitto), e l'omonima serie del Tintoretto (nello specifico il Ritrovamento del corpo di San Marco); o ancora il Caravaggio con la Cena in Emmaus (versione meno nota di quella esposta alla National Gallery di Londra); Francesco Hayez con il famosissimo Bacio; Giuseppe Pellizza da Volpedo e la Fiumana (dipinto che precede quello più celebre de Il Quarto Stato); Umberto Boccioni con Rissa in galleria e La città che sale; infine Amedeo Modigliani e l'Enfant Gras.
Sfortunatamente cinque delle sue opere presenti presero, per volere dell'imperatore francese, la strada del Louvre nel 1812 e non fecero più ritorno: si tratta delle note spoliazioni napoleoniche, delle quali rimasero vittime diversi capolavori italiani. A titolo di esempio, per quanto riguarda Brera, si può menzionare la Predicazione di Santo Stefano a Gerusalemme del Carpaccio.
Piero della Francesca, Pala Montefeltro, 1472-1474. Milano, Pinacoteca di Brera.