Andando per cantoni e campielli, attraverso ponti e canali, Venezia conduce gli amanti dell'arte fra le opere esposte nel luogo che è cuore della pittura veneziana: le Gallerie dell'Accademia.
Ingresso delle Gallerie dell'Accademia, Venezia.
La maggiore galleria d'arte veneziana ha strettamente origine dall'Accademia di Belle Arti della città già attiva dal 1765, anno della sua fondazione ufficiale. In relazione ad essa, infatti, ma soltanto molto dopo, nel 1809, venne allestito lo spazio galleristico sulla spinta sollecitata dall'intervento riformatore napoleonico, successivo all'ingresso di Venezia nell'orbita francese del Regno d'Italia del Bonaparte (avvenuto con la caduta della Serenissima nel 1797 e il trattato di Presburgo del 1805), il quale portò alla chiusura di palazzi chiese e conventi e all'incameramento dei loro beni, buona parte dei quali andò ad ampliare notevolmente il nucleo primigenio raccolto dall'Accademia negli anni precedenti per attività di restauro o finalità didattiche riservate agli studenti.
Inizialmente collocati nel Fonteghetto della Farina, vicino Piazza San Marco (in origine un magazzino per le scorte cerealicole della città, oggi sede della Capitaneria di Porto), la collezione già riunita dall'Accademia e la stessa vennero trasferiti, nel 1807 in occasione della sua riformazione in accademia 'reale', su di un complesso di edifici gotici e rinascimentali affacciati sul Canal Grande, composto dalla chiesa, dal monastero e dalla Scuola Grande di Santa Maria della Carità. Del XII secolo, chiesa e monastero furono soggetti a continui restauri e ampliamenti, specie tra il XV e il XVI secolo, ma l'incendio del 1630 e il crollo del campanile nel 1744 ne determinarono il progressivo declino fino alla loro chiusura nel 1806. La Scuola Grande, fondata nel 1260 per garantire opere di carità e mutuo soccorso ai poveri, grazie alle cospicue donazioni percepite dalla confraternita gestrice dei Battuti ebbe modo di impreziosirsi architettonicamente e di ospitare capolavori prestigiosi come la Presentazione di Maria al Tempio di Tiziano.
Tiziano, Presentazione di Maria al Tempio, 1534-1538. Venezia, Gallerie dell'Accademia (Sala dell'Albergo).
💡 Lo sapevi? Con "Scuola" (Grande) si fa riferimento alle istituzioni di antica formazione, a carattere associativo-corporativo e laico, tipicamente veneziane. Distinte in Scuole (per i membri di ceto medio) e in Scuole Grandi (per i patrizi), ognuna di esse sceglieva un santo protettore cui consacrarsi e al quale riservare i propri omaggi nel giorno della loro festività.
Chiusa anche la Scuola in quello stesso 1806, in seguito alla soppressione dell'ordine dei Canonici Lateranensi nel 1768, l'insieme edile venne sottoposto dal governo napoleonico ad un ampio e costoso progetto di trasformazione affidato all'architetto Giovanni Antonio Selva, il quale decise di operare nell'ottica di un generale mantenimento delle caratteristiche degli antichi palazzi e di conservazione dei suoi elementi più importanti (ad esempio la parete realizzata per ospitare la Presentazione tizianesca rimase intoccata), limitandosi alla suddivisione dei locali tra quelli dedicati all'insegnamento accademico e quelli adibiti ad esposizione.
💡 Lo sapevi? Giovanni Antonio Selva (o Giannatonio, 1751-1819) fu un importante architetto veneziano legato al Neoclassicismo. Insegnante presso l'Accademia d'arte della città, divenne ben presto molto noto soprattutto nella regione per alcune significative realizzazioni, come la costruzione del Teatro "La Fenice".
Nel 2015, tuttavia, le strade delle due istituzioni si dividono: per necessità pratiche, quali l'estensione degli ambienti museali e il bisogno di garantire spazi adeguati al sempre più crescente numero di iscritti, i corsi dell'Accademia vengono dislocati negli edifici restaurati del cinquecentesco Ospedale degli Incurabili, andando di fatto a concretizzare fisicamente una separazione già avvenuta in termini burocratici nel 1878.
Accademia delle Belle Arti (ex Ospedale degli Incurabili), Venezia.
Ad oggi la Galleria dell'Accademia propone la più ricca collezione al mondo di pittura veneziana, lasciando invece poco spazio alle opere di altre scuole.
Viene dato un saggio del lavoro della Bottega Vivarini, i cui componenti (i fratelli Bartolomeo e Antonio, il figlio di quest'ultimo Alvise) furono assai attivi in provincia, nei centri minori dell'entroterra e presso la committenza meno colta. Degni di nota, in merito, sono il Polittico Ca' Morosini realizzato da Bartolomeo e la Sacra Conversazione ad opera del nipote Alvise.
Alvise Vivarini, Sacra conversazione (1480). Venezia, Gallerie dell'Accademia
Fra i grandi nomi vi sono, invece, quello di Gentile Bellini e Vittore Carpaccio con i loro noti teleri di tradizione locale: del primo si ricorda la Processione in Piazza San Marco; per il secondo le celebri Storie di Sant'Orsola, dipinte su commissione della Scuola devota alla santa. E ancora Giovanni Bellini, fra i cui numerosi trittici conservati si colloca la celebre Pietà Martinengo.
Giovanni Bellini, Pietà Martinengo (1505 ca.). Venezia, Gallerie dell'Accademia
💡 Lo sapevi? I teleri sono delle tele di vaste proporzioni direttamente applicate alla parete e dipinte ad olio. Si diffusero ampiamente a Venezia, in sostituzione della decorazione ad affresco, negli ambienti delle sedi scolastiche e dei palazzi nobiliari e pubblici.
Per chiudere, infine, con i maestri del Cinquecento: insieme a Tiziano (e alla sua già menzionata Presentazione) sono presenti Giorgione, del quale si espongono l'enigmatica Tempesta e l'altrettanto notevole ritratto di Vecchia; Tintoretto con due teleri dedicati a San Marco (il San Marco libera uno schiavo e il Trafugamento del corpo del santo); e Paolo Veronese con la tanto discussa Cena in Casa Levi.
Paolo Veronese, Cena in casa Levi (1573). Venezia, Gallerie dell'Accademia
Non mancano poi esempi del Vedutismo settecentesco con il Canaletto e alcune delle sue splendide prospettive. Fiore all'occhiello rimane, però, l'Uomo vitruviano di Leonardo, esposto solo in particolari occasioni.