L'Italia possiede uno dei patrimoni artistici più vasti al mondo, e
altrettanto numerosi sono i luoghi che garantiscono la conservazione
e l'esibizione delle opere d'arte che lo compongono, al punto da
disseminare l'intera Penisola e farne tutta un grande museo di
bellezze eterne. Ma volendo fare ordine tra la selva di gallerie e
pinacoteche in attesa di essere popolate da curiosi visitatori,
quali sono le tappe fondamentali dell'itinerario espositivo
italiano?
Milano e Venezia saranno le prime ad aprire le porte
dei luoghi dove il genio umano non muore mai ma rivive negli occhi
dei suoi affollati ammiratori, sguardo dopo sguardo.
Ingresso della Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
Il primo passo obbligato all'interno della storia artistica d'Italia è, senza dubbio, costituito dalle due note pinacoteche milanesi, quali l'Ambrosiana e quella di Brera.
💡 Lo sapevi? La parola "pinacoteca" deriva dal greco πίναξ (pinaks -akos, "quadro") e θήκη (théke, "scrigno", "ripostiglio") e fu in origine utilizzata (II sec. d. C.) in riferimento ad una galleria di dipinti nei Propilei dell'Acropoli di Atene. Venne poi impiegata dai Romani per indicare le gallerie private e in età moderna quelle, invece, pubbliche.
La nascita della Pinacoteca Ambrosiana si lega indissolubilmente alla figura centrale del cardinale Federico Borromeo, che fu arcivescovo della diocesi di Milano dal 1595 al 1631. Di diverso temperamento rispetto al precedente Borromeo salito in carica, il cugino Carlo, in quanto meno volto ad un'applicazione estremista della Controriforma, a lui comunque guardò per l'impegno a formare il clero e ad educare i fedeli ai principi tridentini. Come Carlo, infatti, anche Federico si preoccupò di garantire alla diocesi una fioritura culturale e specie in ambito artistico, nella concezione secondo cui il ruolo delle immagini doveva essere etico e catechistico, in grado quindi di trasmettere il messaggio evangelico alle masse (ed è quanto espone nel suo De pictura sacra).
💡 Lo sapevi? Il De pictura sacra fu pubblicato dal Borromeo nel 1624 con l'intento di fornire un catalogo normativo della nuova arte alla luce delle decisioni assunte dalla Chiesa cattolica nel Concilio di Trento. Diviso in due libri, il primo si occupa dei principi generali come il decoro, la verosimiglianza, il nudo, ecc.; il secondo tratta casi più specifici, quali la rappresentazione della Trinità, della Sacra Famiglia, della Crocifissione.
Forte dell'esperienza intellettuale e artistica conseguita a Roma, promosse a sua volta a Milano la realizzazione di moderne strutture culturali: nel 1609 fonda la Biblioteca Ambrosiana (in onore di Sant'Ambrogio, patrono cittadino), e ad essa affianca nel 1618 - quale istituzione gemella - la Pinacoteca, nella quale colloca la sua piccola ma ricercata collezione d'arte messa a disposizione degli allievi dell'Accademia (già attiva dal 1613) affinché questi avessero degli esempi adeguati da seguire per una corretta istruzione che fosse in linea con i nuovi dettami ecclesiastici. Ma se l'Accademia terminò la propria attività alla morte di Federico (1631), la Biblioteca e la Pinacoteca continuano ancora oggi ad essere i luoghi più significativi della città.
💡 Lo sapevi? Il Concilio di Trento fu il concilio ecumenico convocato dalla Chiesa cattolica per contrastare la diffusione del protestantesimo. Coprì circa un ventennio (1545-1563) e si concluse propriamente con una sessione sull'arte sacra, in merito alla quale si proclamò un ritorno alla chiarezza espositiva, epurata da qualsivoglia motivo profano fuorviante.
Fra i capolavori conservati all'Ambrosiana sono da ricordare, per l'arte italiana, il Ritratto di musico di Leonardo, il cartone preparatorio della Scuola d'Atene che Raffaello affrescò nella celebre Stanza della Segnatura di Giulio II a Roma, la Canestra di frutta del Caravaggio e, per la tradizione fiamminga, una ricca serie di allegorie dell'amico del Borromeo Jan Brueghel dei Velluti.
Raffaello, Cartone della Scuola di Atene, 1509-1511 ca., particolare. Milano, Pinacoteca Ambrosiana.
Cortile interno della Pinacoteca di Brera, Milano.
Una delle più grandi gallerie di quadri italiane, la sede della Pinacoteca di Brera sorge su di un antico convento di epoca medievale appartenente all'ordine degli Umiliati.
💡 Lo sapevi? Il nome "Brera", affidato al palazzo, deriva dal termine braida o breda, che nella tarda latinità indicava un campo incolto collocato in un'area suburbana.
Tale rimase fino al 1501 quando esso venne abolito e l'edificio affidato ai gesuiti che ne fecero un'importante collegio (Università), rendendo necessario un ampliamento del complesso. Soppressi quest'ultimi nel 1772, l'intera costruzione passò in mano a Maria Teresa d'Austria (il Ducato di Milano era nel frattempo divenuto possesso degli Asburgo alla fine della guerra di successione spagnola, nel 1714), la quale si occupò del suo completamento e dell'allestimento, all'interno, di una biblioteca e di un'Accademia d'arte.
💡 Lo sapevi? L'ordine della Compagnia di Gesù, fondato nel 1534 da Ignazio di Loyola e approvato da papa Paolo III nel 1540, fu uno degli strumenti principali della Chiesa controriformata, divenendo l'ordine fra i più potenti e influenti. Le ingerenze che ne scaturirono portarono alla sua soppressione nel 1772, dietro intervento di papa Clemente XIV.
Nel 1796 Napoleone occupò Milano e, in veste di re d'Italia (incoronato tale proprio nella cattedrale del Duomo), fece di Brera il centro di raccolta di tutti i dipinti del nord della Penisola dislocati in seguito alla soppressione degli ordini religiosi da lui stesso ordinata, dando così modo al palazzo di entrare in possesso di importantissime pale d'altare rinascimentali (ad esempio la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, il Polittico di San Luca del Mantegna, la Pala di Santa Maria in Porto di Ercole de' Roberti) e di altre celebri opere d'arte italiane del medesimo periodo (il Cristo Morto di Mantegna, la Pietà di Giovanni Bellini, il Cristo alla Colonna di Bramante, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello).
💡 Lo sapevi? Anche Napoleone si impegnò nell'azione di soppressione degli ordini religiosi, che dalla Francia applicò man mano ai territori conquistati (Italia compresa). La proposta venne dal vescovo di Autun Tayllerand il quale, nel 1789, suggerì di sequestrare i beni ecclesiastici per rivenderli ed estinguere, con i guadagni, il debito pubblico francese.
Aperta al pubblico nel 1809, è stata continuamente arricchita con acquisti e lasciti di altre scuole e periodi. Sfortunatamente cinque delle sue opere presenti presero, per volere dell'imperatore francese, la strada del Louvre nel 1812 e non fecero più ritorno: si tratta delle note spoliazioni napoleoniche, delle quali rimasero vittime diversi capolavori italiani. Per quanto riguarda Brera si può menzionare la Predicazione di Santo Stefano a Gerusalemme di Carpaccio.
Piero della Francesca, Pala Montefeltro, 1472-1474. Milano, Pinacoteca di Brera.
Ingresso delle Gallerie dell'Accademia, Venezia.
La maggiore galleria d'arte veneziana ha strettamente origine dall'Accademia di belle arti della città già attiva dal 1765, anno della sua fondazione ufficiale. In combinazione con essa, infatti, ma soltanto molto dopo, nel 1809, venne allestito lo spazio galleristico sulla spinta sollecitata dall'intervento riformatore napoleonico (anche Venezia entrò nell'orbita francese del Regno d'Italia di Bonaparte) che portò alla chiusura di palazzi chiese e conventi e all'incameramento dei loro beni, buona parte dei quali andò ad ampliare notevolmente il nucleo primigenio raccolto dall'Accademia negli anni precedenti per attività di restauro o finalità didattiche.
💡 Lo sapevi? Insieme alla Pinacoteca di Brera e alle Gallerie veneziane, l'altra sede d'esposizione artistica nata dalle soppressioni di Napoleone è la Pinacoteca Nazionale di Bologna: essa offre una vasta panoramica della pittura emiliana dal XIII al XVIII secolo, insieme alle opere di altri artisti che ebbero contatti con la città.
Galleria e Accademia sono site su di un complesso di edifici gotici e rinascimentali affacciati sul Canal Grande, composto dalla chiesa, dal monastero e dalla Scuola Grande di Santa Maria della Carità. Del XII secolo, chiesa e monastero furono soggetti di continui restauri e ampliamenti, specie tra il XV e il XVI secolo, ma l'incendio del 1630 ne determinò il progressivo declino fino alla loro chiusura nel 1806. La Scuola Grande, fondata nel 1260 per garantire opere di carità e mutuo soccorso ai poveri, grazie alle cospicue donazioni percepite dalla confraternita gestrice dei Battuti ebbe modo di impreziosirsi architettonicamente e di ospitare capolavori prestigiosi come la Presentazione di Maria al Tempio di Tiziano.
💡 Lo sapevi? Con "Scuola" (Grande) si fa riferimento alle istituzioni di antica formazione, a carattere associativo-corporativo e laico, tipicamente veneziane. Distinte in Scuole (per i membri di ceto medio) e in Scuole Grandi (per i patrizi), ognuna di esse sceglieva un santo protettore cui consacrarsi e al quale riservare i propri omaggi nel giorno della loro festività.
Chiusa anche la Scuola in quello stesso 1806, l'insieme edile venne sottoposto dal governo napoleonico ad un ampio progetto di trasformazione affidato all'architetto Giovanni Antonio Selva, il quale decise di operare nell'ottica di un generale mantenimento delle caratteristiche degli antichi palazzi (ad esempio la parete realizzata per ospitare la Presentazione tizianesca rimase intoccata), suddividendo i locali tra quelli dedicati all'insegnamento accademico e quelli adibiti ad esposizione.
💡 Lo sapevi? Giovanni Antonio Selva (o Giannatonio, 1751-1819) fu un importante architetto veneziano legato al Neoclassicismo. Insegnante presso l'Accademia d'arte della città, divenne ben presto molto noto soprattutto nella regione per alcune significative realizzazioni, come la costruzione del Teatro "La Fenice".
Ad oggi la Galleria dell'Accademia propone la più ricca collezione al mondo di pittura veneziana, lasciando invece poco spazio alle opere di altre scuole. Fra i grandi nomi vi sono Gentile Bellini e Vittore Carpaccio con i loro noti teleri di tradizione locale (rispettivamente la Processione in Piazza San Marco e le Storie di Sant'Orsola), Giovanni Bellini e la celebre Pietà Martinengo, Giorgione e la sua enigmatica Tempesta, Veronese con la discussa Cena in Casa Levi e Canaletto con alcune delle sue splendide vedute.
💡 Lo sapevi? I teleri sono delle tele di vaste proporzioni direttamente applicate alla parete e dipinte ad olio. Si diffusero ampiamente a Venezia, in sostituzione della decorazione ad affresco, negli ambienti delle sedi scolastiche e dei palazzi nobiliari e pubblici.
Fiore all'occhiello rimane, però, l'Uomo vitruviano di Leonardo, esposto solo in particolari occasioni.
Tiziano, Presentazione di Maria al Tempio, 1534-1538. Venezia, Gallerie dell'Accademia (Sala dell'Albergo).
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